Covid: i procedimenti di falso e sul mancato adeguamento del piano pandemico non sono archiviati
I procedimenti di falso nelle autovalutazioni e sul mancato adeguamento del piano pandemico non sono archiviati: è questa la notizia che riapre oggi uno dei nodi della maxi indagine sulla gestione della pandemia da Covid19 in Italia condotta dalla Procura di Bergamo. Per competenza lo stralcio sul mancato adeguamento del piano pandemico e il reato di falso nelle autovalutazioni era stato mandato alla Procura ordinaria di Roma che aveva chiesto l’archiviazione.
Indagati per il mancato adeguamento del piano pandemico: Giuseppe Ruocco, Raniero Guerra, Maria Grazia Pompa e Francesco Maraglino.
Per il falso nelle autovolatuzioni inviate all’OMS e alla Commissione Europea Raniero Guerra, Claudio D’Amario, Francesco Maraglino, Loredana Vellucci e Mauro Dionisio.
Alcuni dei familiari dell’Associazione #Sereniesempreuniti avevano presentato opposizione ed oggi è arrivata la comunicazione che due dei temi fondamentali nello stabilire le responsabilità di chi dovesse fare cosa anche in ambito di preparazione e prevenzione, saranno trattati all’udienza del 20 giugno 2024
“Questo provvedimento è un atto giudiziario che dimostra che ci sono ancora degli operatori della giustizia che applicano la legge e riconoscono la tutela dei diritti garantiti dal nostro ordinamento – commentano i legali del team che segue i familiari da 4 anni -“.
A dicembre 2023 infatti lo stesso team dei legali composto da Consuelo Locati, Luca Berni, Giovanni Benedetto, Piero Pasini e Alessandro Pedone, aveva intercettato la richiesta di archiviazione avanzata dal PM della Procura ordinaria di Roma, la dottoressa Terracina, per i reati di rifiuto d’atti d’ufficio (per il mancato adeguamento del piano pandemico nazionale) e di falso in atto pubblico (per le autovalutazioni in cui erano state fornite dall’Italia a OMS e UE risposte false ai questionari).
Tale richiesta si basava sul presupposto che non ci fosse una norma che imponesse un obbligo di legge all’Italia di adeguare il proprio piano pandemico nazionale e che le autovalutazioni fossero atti discrezionali che non soggiacciono ad alcun obbligo di legge (cfr. dichiarazioni rilasciate a Il Corriere Brescia il 15.12.2023).
Da sottolineare che nessuno dei familiari che avevano depositato gli esposti a Bergamo, era stato notiziato della richiesta di archiviazione.
Il team legale, per conto di alcuni familiari, aveva così depositato due memorie al Tribunale e alla Procura di Roma, rilevando che era illegittima l’omessa comunicazione/notifica della richiesta di archiviazione avanzata dalla PM, dott.ssa Terracina, alle persone offese, individuate tali dalla Procura della Repubblica di Bergamo, proprio perché, almeno per il reato di falso, la norma penale consente ai privati che hanno subito il danno conseguente alle condotte delittuose la facoltà di intervenire in ogni fase del processo, anche depositando legittimamente un atto di opposizione alle archiviazioni, dopo regolare comunicazione della richiesta di archiviazione.
Con questo provvedimento dunque il GIP del Tribunale penale di Roma, la dottoressa Gavoni, riconosce i familiari delle vittime come persone offese; infatti ha “Ritenuto che, come da giurisprudenza di legittimità conforme (cfr. per tutte Sez. 5, Sentenza n. 7187 del 09/12/2008 Cc. (dep. 19/02/2009 ) Rv. 243154 – O I) “I delitti contro la fede pubblica tutelano direttamente non solo l’interesse pubblico alla genuinità materiale e alla veridicità ideologica di determinati atti, ma anche quello del soggetto privato sulla cui sfera giuridica l’atto sia destinato a incidere concretamente, con la conseguenza che egli, in tal caso, riveste la qualità di persona offesa dal reato e, in quanto tale, è legittimato a proporre opposizione alla richiesta d’archiviazione. (Fattispecie relativa a procedimento iscritto, tra gli altri, per i reati di cui agli artt. 476 e 479 cod. pen.)”, fissando l’udienza in camera di consiglio per il giorno 20 giugno 2024 ore 13.30”.
“E’ estremamente importante questo provvedimento – concludono i legali – soprattutto in questa fase dove abbiamo assistito alla narrazione che tutta l’indagine della Procura di Bergamo sia finita in una grande bolla del “nulla di fatto”, perché ci da la possibilità almeno di poter discutere davanti ad un Giudice della sussistenza di atti fatti e documenti che possano portare ad un supplemento di indagine rispetto a circostanze dalle quali sono scaturite conseguenze sulla vita e sulla salute di tutti gli italiani”.
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